Il Segreto della Ballerina – Parte 2 – (preparazione supporto e imprimitura)

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Eccoci alla seconda parte del work in progress “Il segreto della ballerina”. La prima parte la trovate QUI. Dopo aver stabilito la dimensione del pannello, (circa 60 x 40) vado al brico center e prendo un pannello multistrato in legno di pioppo. E’ un po’ più grande del previsto, ma decido su due piedi di prenderlo così com’è: il quadro potrà beneficiare di una dimensione superiore.
A casa mi rendo conto che il pannello è un po’curvato dall’umidità. Nessun problema: lo metto in trazione per una notte con dei pesi da ginnastica. In pratica lo metto con la parte curva rivolta verso l’alto. Al centro della tavola dispongo un peso da 60 Kg. Il giorno dopo il pannello è quasi perfetto.

Per raddrizzarlo ulteriormente lo giro dall’altra parte e lo tengo sotto i pesi per un’altra mezza giornata. A questo punto il pannello è pronto per la stesura del fondo.

Uso da molti anni un gesso acrilico prodotto dalla Lefranc: è bianchissimo e ha abbastanza corpo da essere “modellato a pennello”.
In pratica lo stendo con una pennellessa, senza alcuna diluizione. Di solito non ho bisogno di levigare il pannello: col tempo sono diventato abbastanza bravo da appianare tutte le eventuali imperfezioni semplicemente stendendo il gesso in modo uniforme.
Di solito passo 6-7 strati da una parte, compresi i bordi della tavola, e poi ripeto la procedura dall’altra parte, in modo da evitare che la superficie col tempo possa imbarcarsi a causa dell’umidità. Se non si ha molto tempo, anche 3 o 4 strati vanno bene.
Dopo un paio di stesure finisco il barattolo di gesso già iniziato. Anche qui nessun problema: ho delle scorte che ho acquistato di recente.
Mi accorgo che la consistenza del nuovo gesso è cambiata rispetto a quella del vecchio barattolo: è molto più fluido e non consente di coprire le piccole imperfezioni del supporto. Non so dire se ciò sia dovuto a un effettivo peggioramento del prodotto. Di solito, nei fondi di buona qualità vengono aggiunti degli stearati di calcio, che hanno la funzione di rendere il gesso più pastoso e modellabile.
I fondi di minore qualità non hanno stearati e ciò li rende più fluidi e meno modellabili, come nel nostro caso. E’ anche possibile che il barattolo appena aperto abbia una consistenza più fluida rispetto alla consistenza del “gesso vecchio” cui sono abituato (gesso che col tempo ha preso aria e si è quindi leggermente rappreso). Fatto sta che non riesco, neanche dopo diversi passaggi, a ottenere la finitura a cui sono abituato.
Decido di passare alla levigatrice orbitale. La uso di rado, quando voglio ottenere un pannello super-liscio come un guscio d’uovo. Sul più bello la levigatrice si pianta, dopo 10 anni di onorato servizio, abbandonandomi nel momento del bisogno. La mia reazione è stata simile a questa:

Dopo aver ripreso il necessario self control, proseguo il lavoro levigando a mano, con tanta pazienza e olio di gomito. Per fortuna non c’è bisogno di levigare troppo, perché l’olio “aggrappa” meglio su una superficie dotata di piccole asperità.
Una volta che il gesso si è indurito stendo una base neutra che mi farà da sfondo. Di solito dipingo direttamente sul supporto bianco, ma in questo caso, un dipinto su fondo scuro, preferisco lavorare su una base marroncina, come facevano i pittori del ‘600.

Mescolo dei colori terrosi, tra cui la terra d’ombra naturale, aggiungo un po’ di blu oltremare per scurire la mescolanza e stendo un paio di strati con la pennellessa. Per rendere il colore più fluido ho usato un diluente inodore, di quelli che si trovano nei colorifici.
Di solito preferisco stare alla larga dai solventi tipo trementina o acquaragia. L’unico diluente realmente inodore attualmente in commercio è il Gamsol prodotto dalla ditta Gamblin. Purtroppo si tratta di un prodotto non disponibile in Italia. Alla prima occasione lo ordinerò da Dick Blick e vi farò sapere.

Dopo aver lasciato asciugare il pannello per un paio di giorni, riporto il disegno sul supporto col metodo della carta carbone: strofino un carboncino sul retro del foglio e poi trasferisco il disegno sul supporto ricalcandone le linee principali.

Dopo aver fissato le linee a carboncino con del fissatore spray, passo a modellare il dipinto in bianco e nero usando solo tre colori: Black roman earth della Williamsburg, nero avorio e bianco di zinco. Come diluente uso del Liquin prodotto dalla Winsor & Newton.

Col bianco di zinco “tiro fuori” i volumi, col Black roman earth modello le ombre, mentre col nero avorio rinforzo i neri pieni e le ombre più scure.

Questa tecnica, detta “metodo della grisaglia” consente di plasmare i volumi senza dover pensare al colore.La resa del colore sarà data più avanti, nel prossimo work in progress. State sintonizzati!
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